I miei Auguri, neononna ❤
Tu poi hai consolidato il cambiamento dello standard della nonna: la nonna giovane di oggi,rispetto alla figura tradizionale della nonna vecchietta di una volta. Ciao 🙂
Di niente Rosa, sono contento per te. In Sardegna, decenni fa (quando i nonni erano- o sembravano – piu’ vecchi), quando io ero piccolo, i nipotini ti chiamerebbero “aiàia”, cosi’ come chiamavamo “aiàiu” il nonno. Anche oggi, fra fratelli, quando parliamo dei nostri nonni, diciamo “aiàiu Peis” (il solo cognome) o “aiaia grammallina” – “carmelina” (il nome) per indicare la nostra nonna materna; idem per il nonno paterno, “aiaiu Vargiu” (cognome) , “aiàiu Peppi” (nonno giuseppe). “aiàiu Angius” o “aiàiu” Ramundu” (nonno materno, Raimondo). Nonno era anche “nnnài”, ma molto meno usato, almeno ai miei tempi, prima magari, si’.
Sullo zio la cosa è ancora piu’ curiosa. Allo zio ci si rivolgeva sempre al diminutivo, “zieddu” (che e’ sia diminutivo che vezzeggiativo, *zietto) , o solo “zieddu” o “zieddu” piu’ il nome: “zieddu Emiliu”, il fratello di mia madre. Mai “ziu”, in quanto “ziu” o “zia” si diceva e si dice non rivolgendosi ad un proprio zio direttamente, ma “parlandone”: “unu ziu miu”, “un mio zio”. Poi,ecco la cosa curiosa, “ziu” piu’ il nome” , ancora oggi sta per “signor..”, “signora…”, “zia maria” (“signora maria”), “ziu antoni “(signor Antonio). Se “Antonio” e’ vero zio, “Maria” vera zia, allora e solo allora, “zieddu antoni.”, “ziedda maria”.
Ah, questa è bella. A scuola, rivolgendoci al Bidello chiamandolo “Ziu Paulu”-“*signor…Paolo”-, un professore ci aveva sentito e si era arrabbiato: “ma ..scuste, perche’ questo ziu paulu, ma mica signor paolo è vostro zio…”.
Un compagno prese coraggio e dal banco disse “ma professore, si dice cosi’!”. – *Il ragazzo aveva ragione. Quello che ci stupi’, nell’intervallo ne parlammo, fu che il professore e’, è ancora in vita, del paese ed ancora non capisco come gli fosse sfuggito questo modo di dire da noi cosi’ diffuso (?!). Sto a pensare non abbia fatto molti anni fuori dalla sardegna, non si spiega diversamente. Ciao 🙂
Vero, proprio cosi’. A Cagliari, fra amici, ma anche quando si bisticcia, ci si da del “fratello”. Si’, anche quando si bisticcia: “iscurta, , o fràdi, non mi fezzasta arrennegài la?” (“senti, fratello, non mi fare arrabbiare eh?”).
Tornando al professore, è sardo, non aver realizzato che “ziu” sta per “signor” davvero strano. In tutta la sardegna poi, tanto che in un articolo di giornale, tipo “l’Unione Sarda” sulla “nonnina” di un paese, ti capita di leggere “compie 100 anni “zia Peppìcca” (la *Signora Peppina), la festeggiano…..”. Ciao 🙂
👍👍👍👍👏👏👏👏💓💓💓💓💓
E tu, chiamale emozioni…
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eh si…. con le farfalle nello stomaco 🙂 ciao
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Che bello, un abbraccio 🙂
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Grazie di cuore
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Che bello!!!! Avevo intuito che il tuo nuovo amore non era altri che un nipotino/a in arrivo.
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Eh …un poco mi conosci, vero? 😘😘😘
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I miei Auguri, neononna ❤
Tu poi hai consolidato il cambiamento dello standard della nonna: la nonna giovane di oggi,rispetto alla figura tradizionale della nonna vecchietta di una volta. Ciao 🙂
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😂🤣😂🤣
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Grazie di cuore marghian
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Di niente Rosa, sono contento per te. In Sardegna, decenni fa (quando i nonni erano- o sembravano – piu’ vecchi), quando io ero piccolo, i nipotini ti chiamerebbero “aiàia”, cosi’ come chiamavamo “aiàiu” il nonno. Anche oggi, fra fratelli, quando parliamo dei nostri nonni, diciamo “aiàiu Peis” (il solo cognome) o “aiaia grammallina” – “carmelina” (il nome) per indicare la nostra nonna materna; idem per il nonno paterno, “aiaiu Vargiu” (cognome) , “aiàiu Peppi” (nonno giuseppe). “aiàiu Angius” o “aiàiu” Ramundu” (nonno materno, Raimondo). Nonno era anche “nnnài”, ma molto meno usato, almeno ai miei tempi, prima magari, si’.
Sullo zio la cosa è ancora piu’ curiosa. Allo zio ci si rivolgeva sempre al diminutivo, “zieddu” (che e’ sia diminutivo che vezzeggiativo, *zietto) , o solo “zieddu” o “zieddu” piu’ il nome: “zieddu Emiliu”, il fratello di mia madre. Mai “ziu”, in quanto “ziu” o “zia” si diceva e si dice non rivolgendosi ad un proprio zio direttamente, ma “parlandone”: “unu ziu miu”, “un mio zio”. Poi,ecco la cosa curiosa, “ziu” piu’ il nome” , ancora oggi sta per “signor..”, “signora…”, “zia maria” (“signora maria”), “ziu antoni “(signor Antonio). Se “Antonio” e’ vero zio, “Maria” vera zia, allora e solo allora, “zieddu antoni.”, “ziedda maria”.
Ah, questa è bella. A scuola, rivolgendoci al Bidello chiamandolo “Ziu Paulu”-“*signor…Paolo”-, un professore ci aveva sentito e si era arrabbiato: “ma ..scuste, perche’ questo ziu paulu, ma mica signor paolo è vostro zio…”.
Un compagno prese coraggio e dal banco disse “ma professore, si dice cosi’!”. – *Il ragazzo aveva ragione. Quello che ci stupi’, nell’intervallo ne parlammo, fu che il professore e’, è ancora in vita, del paese ed ancora non capisco come gli fosse sfuggito questo modo di dire da noi cosi’ diffuso (?!). Sto a pensare non abbia fatto molti anni fuori dalla sardegna, non si spiega diversamente. Ciao 🙂
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🤣 aneddoti e tradizioni sono la nostra identità
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Vero, proprio cosi’. A Cagliari, fra amici, ma anche quando si bisticcia, ci si da del “fratello”. Si’, anche quando si bisticcia: “iscurta, , o fràdi, non mi fezzasta arrennegài la?” (“senti, fratello, non mi fare arrabbiare eh?”).
Tornando al professore, è sardo, non aver realizzato che “ziu” sta per “signor” davvero strano. In tutta la sardegna poi, tanto che in un articolo di giornale, tipo “l’Unione Sarda” sulla “nonnina” di un paese, ti capita di leggere “compie 100 anni “zia Peppìcca” (la *Signora Peppina), la festeggiano…..”. Ciao 🙂
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