eh bè…come darti torto è un’affermazione verissima….io temo la sofferenza e il dolore… poi x il resto chi vivrà vedrà …nel Signore ♥ anche ate buon fine settimana caro marghian
Ah, la mia frasetta di stamattina, non la riordavo 🙂
Sai una cosa? Non so proprio di temere la morte in quanto tale. Dico anche io , per chi muore, “povverino”, ma nella mia mente non c’e l’essere morto(morta ma “il morire”, la sofferenza nel morire. Ciao.
Forse conobbi un uomo che seppe morirre, il padre di un mio amico “Cumment’anda ziu Pietru? (Come va Signor Pietro?- “Zio” in sardo sta anche per *”signor.”). “Eh, aìcci, accant’e morri seu, ma custu esti po tòttus..”. “Eh, cosi’, sto per morire ma questo e’ per tutti…”. Ma il sorriso con cui lo disse. L’amico mi disse che mori’ proprio con il volto sereno. “ma custi esti po tuttus”.. Grande il signor Pietro, ciao.
mmhhh, ni’.. Non so, non andava mai in chiesa, credo che non avesse grande fede religiosa, le volte che lo andavo a trovare, malato, non ha mai detto “Gesu’, “Maria”.. a meno che non avesse una fede implicita, interiore.piuttosto, era di carattere calmo. In queste cose io non do mai “merito totale”, ma e’ anche un po’ “fortuna”. Ebbe a dire una volta- da sano..-, “deu no isciu itta olli nài nervosu” (“io non so neanceh cosa voglia dire “essere nervoso”), considerazione che fece a fronte di sua moglie. La mamma dell’amico infatti si definiva “ansiosa”. Il temperamento credo sia determinante.
Una mia zia, poveretta, perse un braccio lavorando alla macchina per lavorare la farina (la ricordo, era in legno, io avevo sette anni.)…L’impastatrice,oh! Non mi veniva il termine… Perse un braccio, e la mia mamma- sua sorella- racconto’ che, pochi giorni dopo, a chi le chiedesse “ti fa male?” lei rispondeva “eh, unu pagheddu”- “si’, un pochetto…”.e non c’erano le anestesie di adesso, nel 1960 Mio padre disse “deu m’ia a ammacchiai”-io impazzirei …”. grandissima la Zia Filomena, lei si’ era di grande fede religiosa (le pareti erano tappezzati di santini, rosari ..ma ti ripeto, *secondo me non era tutto merito suo. Ciao Rosa 🙂
Buon fine settimana! 🙂
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buona giornata carissima Rosa
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Ma che fatica….Ciao Rosa
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:-* tanta tanta forza siiii ♥
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Ciao cara Rosa abbi una buon venerdì … ti abbraccio Pif
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credo che bisognerebbe per davvero, vedere le cose belle che scorrono dinanzi ai nostri occhi, ….e ce ne sono
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Buona giornata Rosa un grande abbraccio 🙂
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Buona giornata cara Rosa bussi 🌻💋
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“Chi e’ sereno circa la morte, e’ piu’ sereno durante la vita” (Marghian)
Ciao Rosa, abbi un fine settimana sereno 🙂
Marghian
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eh bè…come darti torto è un’affermazione verissima….io temo la sofferenza e il dolore… poi x il resto chi vivrà vedrà …nel Signore ♥ anche ate buon fine settimana caro marghian
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Ah, la mia frasetta di stamattina, non la riordavo 🙂
Sai una cosa? Non so proprio di temere la morte in quanto tale. Dico anche io , per chi muore, “povverino”, ma nella mia mente non c’e l’essere morto(morta ma “il morire”, la sofferenza nel morire. Ciao.
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Forse conobbi un uomo che seppe morirre, il padre di un mio amico “Cumment’anda ziu Pietru? (Come va Signor Pietro?- “Zio” in sardo sta anche per *”signor.”). “Eh, aìcci, accant’e morri seu, ma custu esti po tòttus..”. “Eh, cosi’, sto per morire ma questo e’ per tutti…”. Ma il sorriso con cui lo disse. L’amico mi disse che mori’ proprio con il volto sereno. “ma custi esti po tuttus”.. Grande il signor Pietro, ciao.
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uomo di fede sicuramente a mio avviso… dici che sbaglio?
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mmhhh, ni’.. Non so, non andava mai in chiesa, credo che non avesse grande fede religiosa, le volte che lo andavo a trovare, malato, non ha mai detto “Gesu’, “Maria”.. a meno che non avesse una fede implicita, interiore.piuttosto, era di carattere calmo. In queste cose io non do mai “merito totale”, ma e’ anche un po’ “fortuna”. Ebbe a dire una volta- da sano..-, “deu no isciu itta olli nài nervosu” (“io non so neanceh cosa voglia dire “essere nervoso”), considerazione che fece a fronte di sua moglie. La mamma dell’amico infatti si definiva “ansiosa”. Il temperamento credo sia determinante.
Una mia zia, poveretta, perse un braccio lavorando alla macchina per lavorare la farina (la ricordo, era in legno, io avevo sette anni.)…L’impastatrice,oh! Non mi veniva il termine… Perse un braccio, e la mia mamma- sua sorella- racconto’ che, pochi giorni dopo, a chi le chiedesse “ti fa male?” lei rispondeva “eh, unu pagheddu”- “si’, un pochetto…”.e non c’erano le anestesie di adesso, nel 1960 Mio padre disse “deu m’ia a ammacchiai”-io impazzirei …”. grandissima la Zia Filomena, lei si’ era di grande fede religiosa (le pareti erano tappezzati di santini, rosari ..ma ti ripeto, *secondo me non era tutto merito suo. Ciao Rosa 🙂
Marghian
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“neanceh” mi piace troppo 😦 Si’, mi capita ogni tanto di anagrammare scrivendo…)
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